Le tecniche di stampa
Tipografia, litografia, serigrafia, calcografia…le tecniche di stampa sono molteplici e varie, frutto dell’incontro fra storia, personaggi, intuizioni, studio, innovazione e tecnologia. Ma come possiamo distinguerle una dall’altra? E soprattutto quali sono le caratteristiche di ciascuna di esse? Un piccolo viaggio alla scoperta di tipografia e litografia, due tecniche che hanno rivoluzionato il mondo della stampa.
Per comprendere bene la differenza fra stampa tipografica e stampa litografica occorre innanzitutto classificare le diverse tecniche di stampa in base alla tipologia di matrice che può essere: in rilievo (matrice rilevata), in piano (matrice piana) o incavata (matrice concava). La tipografia appartiene al primo gruppo, la litografia al secondo.
La tipografia: i caratteri mobili che “lasciano il segno”
L’etimologia del termine racchiude in sé la storia e l’anima di questa tecnica. La parola tipografia (dal greco tipo, impronta e grafia, scrittura) infatti, non descrive solo “concretamente” una tecnica che si avvale di matrici in rilievo – caratteri mobili o cliché inchiostrati – per produrre testi stampati, ma anche la sua anima… quella di un procedimento che lascia la sua impronta, un segno di sé, un tratto che rimane percepibile nei rilievi dovuti alla pressione sulla carta, come qualcosa che va oltre il semplice testo stampato.
Da quando Johann Gutenber, nella città di Magonza, tra il 1448 e il 1454, stampò la Bibbia, la stampa a caratteri mobili non ha più conosciuto arresto e per oltre quattro secoli ha rappresentato lo standard di produzione della maggior parte del materiale stampato. Un successo e una diffusione dovuti non solo all’enorme vantaggio introdotto in termini di produzione ma anche al fascino che questa laboriosa tecnica restituisce all’opera.
La stampa a caratteri mobili consente, infatti, una completezza e un grado di dettaglio sorprendenti, dovuti a un metodo progettuale che richiede un attento controllo in tutte le fasi di progettazione e produzione, dalla scelta dell’inchiostro, della carta e dei colori, alla valutazione della pressione e degli spazi bianchi, nonché alla vera e propria manipolazione dei caratteri.
Il procedimento richiede, infatti, la composizione manuale o meccanica (linotype, monotype) della matrice di stampa con caratteri mobili e cliché. Le matrici vengono quindi inchiostrate da rulli per poi procedere alla stampa sul supporto desiderato (carta, cartone, tessuto etc); il supporto viene interposto fra la matrice e un piano battente che, imprimendo pressione, trasferirà l’inchiostro ricevuto dai caratteri e dai cliché in rilievo.
La litografia: la stampa che diventa arte
Chi non conosce i manifesti del “Moulin Rouge” realizzati con maestria e ingegno da Tolouse-Latrec, l’illustratore passato alla storia come il padre dei manifesti grazie alla sua creatività e immediatezza espressiva? La tecnica è quella della litografia, una delle più antiche ma ancora oggi ampiamente usata soprattutto nel campo dell’arte. Entrata a far parte a pieno titolo della storia della stampa alla fine del 1700, quando Johann Aloys Senefelder ne sistematizzò il procedimento, questa tecnica si avvale di una matrice in pietra calcarea (dal greco lithos= pietra; ghafhé= scrittura) e si basa sul principio della repulsione fra acqua e sostanze oleose e grasse.
La pietra, opportunamente levigata al fine di renderla liscia e regolare, viene quindi disegnata con una matita o un inchiostro grassi – detti litografici – e successivamente “lavata” con una preparazione a base di acido nitrico, gomma arabica e acqua che verrà trattenuta dalla matrice grazie alla sua particolare composizione (carbonato di calcio) e respinta invece dalle parti disegnate con la matita.
Nel momento in cui la pietra verrà cosparsa di inchiostro, questo aderirà solo alle parti disegnate rimaste “asciutte” mentre verrà respinto dalle parti bagnate. L’ultimo passaggio consiste nel porre la lastra nel torchio litografico, a diretto contatto con la carta sulla quale risulteranno impresse solo le parti tracciate con la matita grassa che hanno ricevuto l’inchiostro- (grafismi) .
La stampa litografica a colori
La stampa litografica può essere monocromatica o a più colori (cromo-litografica), un procedimento che implica tanti passaggi quanti sono i colori scelti in quanto per ognuno di essi è necessario preparare una lastra con lo stesso disegno.
Nel XIX secolo andò incontro subito a una rapida diffusione anche grazie allo sviluppo della pubblicità che apportò, con le sue esigenze in termini di tempi di realizzazione e di necessità di abbattimento dei costi, alcuni cambiamenti sostanziali come la sostituzione della lastra in pietra con una in zinco.
Ma il campo in cui la litografia trovò sin da subito la sua massima espressione fu l’arte, non solo per aver fornito uno strumento nuovo per la creazione dell’opera ma, soprattutto, grazie alla resa dei valori e all’effetto espressivo di questa affascinante tecnica.